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TRIVELLE, LE POLEMICHE TRAVOLGONO IL M5S

Il M5s affida ai parlamentari pugliesi una nota per replicare in merito allo spinosissimo caso “trivellazioni nello Jonio”.

«Ciò di cui si parla in questi giorni sono autorizzazioni alla ricerca e non alla trivellazione e sono localizzate, in ogni caso, fuori dal Golfo di Taranto» dicono quelli che si definivano ‘portavoce nazionali’. «Sono tutti permessi che hanno alla base pareri favorevoli resi tra il 2016 e il 2017 da governi targati Pd, pareri che oggi il Mise non può superare se non esponendosi alle iniziative delle società petrolifere. Ciò che invece è possibile fare - e che stiamo già facendo - per proseguire nelle sedi istituzionali la nostra battaglia alle trivellazioni è agire per via legislativa, mettendo così fine allo sfacelo creato dai vari Berlusconi, Monti, Renzi. Stiamo bloccando circa 40 richieste di trivellazione con il decreto Semplificazioni, stiamo avviando l’iter parlamentare di approvazione della proposta del MoVimento a prima firma Vianello contro gli air gun e per la predisposizione di un Piano delle aree che preservi sempre più ambiti territoriali dalle trivellazioni, sia in mare che in terra. Nel frattempo al Mise - adesso sì - si sta già procedendo al rigetto delle richieste dei nuovi permessi di ricerca».


Ma a rilanciare le accuse è il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, che per primo ha fatto scatenare il caso: «Di Maio non la racconta giusta quando afferma che non ha rilasciato i permessi per la ricerca di idrocarburi nel mar Ionio e che l’autorizzazione è stata data dal precedente governo (che certamente ha le sue gravi responsabilità)» ha dichiarato in una conferenza stampa. «In realtà le autorizzazioni rilasciate il 7 dicembre, come si evince dal sito del Mise. Le tre autorizzazioni sono state firmate dal direttore generale del dello stesso Mise, che ricordo a Luigi Di Maio essere il ministero da lui guidato. Quindi è sotto la guida di Luigi Di Maio che si è dato il via alle ricerche di petrolio nel mar Ionio».

«Per fermare le nuove trivellazioni sarebbe bastato rinviare alla nuova commissione di Via tutte le eccezioni mosse dalla Regione Puglia per una rivalutazione e neanche questo il Governo ha inteso fare. Senza dire che basterebbe una norma piccola piccola inserita in qualsiasi legge per bloccare tutte le ricerche petrolifere nei mari italiani» aggiunge il parlamentare del Pd eletto a Taranto, Ubaldo Pagano. «La Puglia è dalla parte dell’ambiente, della tutela del suo paesaggio e del suo mare. E abbiamo il dovere di difendere le sue posizioni in ogni sede. Anche con un consiglio regionale monotematico da tenersi nella città di Taranto. Da Taranto deve partire un messaggio chiaro al Governo e al ministro Di Maio: si amministra un Paese con il coraggio e la coerenza delle scelte e non rimangiandosi la parola data. Per fortuna i pugliesi, già presi in giro su Ilva e Tap, stanno prendendo consapevolezza di queste continue giravolte romane».

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